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Chi siamo

 
Spazio Unimedia nasce nel 2022, quando limitare, definire lo spazio non ha più significato se non nel senso di identificare un luogo fisico di finestra sul mondo, panorama con cui ci vogliamo confrontare grazie a nuovi e vecchi artisti internazionali e ad una rete di gallerie europee e non solo, con cui condividere progetti e lavoro; il nuovo Spazio nasce anche dalla fondamentale esperienza culturale e critica di Unimedia prima e Unimedia Modern poi, la storica galleria di Caterina Gualco.

Un caloroso ringraziamento a chi collabora con la nostra galleria e un caloroso benvenuto a tutti gli amici, presenti e che verranno, di Spazio Unimedia.

Limbania Fieschi e Raffaela Musso

News

studi sul reale - Federico Tilli
"A prescindere da ciò che puoi pensare, la realtà rimane sempre la realtà”. A Spazio Unimedia contemporary art la nuova ed emozionante mostra di Federico Tilli, sul reale e il non logico, le pratiche orientali, lo zen e la nostra quotidianità
Federico Tilli, atto performativo scacchiere - 7-8 dicembre 2024, Monastero Zen Sanboji, Berceto
Federico Tilli, atto performativo lezione di kendo - 21 gennaio 2023, spazio espositivo Fabbrica Urbana, Fano
Federico Tilli, atto performativo taglio dei capelli - 15 marzo 2025, Villa Borzino, Genova
Federico Tilli, atto performativo lezione di kendo - 08 Giugno 2024, Complesso Monumentale di S. M. di Castello a Genova
“Lezioni di kendo” taccuino 13 x 21 esposto su leggio
studi sul reale, locandina 2025, Genova

Non tutti gli artisti sono giocatori di scacchi, ma tutti i giocatori di scacchi sono artisti

Marcel Duchamp 

La prima cosa che mi venuta in mente parlando con Federico Tilli del suo lavoro è stato l’uso assolutamente improprio che della scacchiera hanno fatto parecchi artisti contemporanei come Paul Klee, Vassily Kandinsky, Sonia Delaunay, René Magritte, Max Ernst, Takako Saito, John Cage (che secondo Duchamp è stato il peggior giocatore con cui abbia mai giocato) che hanno interpretato il gioco degli scacchi secondo le regole del “loro” gioco… Marcel Duchamp, che per un lungo periodo della sua vita ne ha fatto l’unica attività, dice “… sono l’alfabeto che plasma i pensieri, e questi pensieri esprimono la bellezza astrattamente […] Sono arrivato alla conclusione personale che mentre non tutti gli artisti sono giocatori di scacchi, tutti i giocatori di scacchi sono artisti. […] C’è un fine mentale implicito quando si guarda l’ordine dei pezzi sulla scacchiera. La trasformazione dell’aspetto visivo in materia grigia è una cosa che avviene sempre negli scacchi e che dovrebbe avvenire nell’arte.

Nel gioco degli scacchi, il “finale di partita” identifica la terza e ultima parte dell’incontro, dopo l’apertura e il mediogioco; vi si arriva solo se i due sfidanti sono entrambi esperti, altrimenti la partita si conclude prima. Sulla scacchiera sopravvivono pochi pezzi e anche il re è tenuto a interpretare un nuovo ruolo, da vittima ad aggressore: è una fase estrema. Ma, soprattutto, tale definizione rievoca il secondo grande capolavoro del teatro beckettiano Fin de partie (1955), dove i personaggi, apparentemente gli unici uomini superstiti, si muovono, non a caso, in uno scenario post-atomico.

La lettura psicanalitica evidenzia poi come la scacchiera, scenografia privilegiata della relazione sentimentale tra il re e la regina, distanti dalla solitudine esistenzialista del pedone, incarni la mappa dei desideri umani, anche sessuali, solleticati dalle mosse degli avversari. 

Tutto questo sparisce sulle scacchiere bianche di Federico Tilli… un colpo di spugna cancella le case e dà alle figure la possibilità di muoversi come vogliono. 

Dice Federico. «La passione che ho da anni per le filosofie orientali, in particolare il Taoismo e il buddhismo zen, (un pensiero ibrido fra la mia esperienza di occidentale e quello che ho acquisito studiando queste discipline) e la volontà di raccontare quello che considero un po’ come un viaggio di bordo…  penso che ognuno di noi si muova all’interno della propria vita secondo schemi che derivano dalla logica, ma in realtà poi il mondo non si muove secondo gli stessi schemi ed è dominato dalla casualità.  Una cosa si concatena all’altra senza che noi possiamo prevedere tutto e giochiamo quindi senza nessuna regola muovendo i pezzi come se fosse un una pratica meditativa, dando vita a un dialogo che ha come unico obiettivo quello di stare insieme a un’altra persona, di interagire con lei… Questo avviene in tutte le mie opere in cui l’idea «forte» è quella di una comunicazione non verbale, un target da raggiungere in un dialogo che non ha nessun altro obiettivo se non quello di esistere in quel preciso momento…”

E ora, in finale di partita, voglio ricordare una mia esperienza espositiva… era il 2003 e durante la Fiera di Bologna in cui esponevo arrivò la notizia dello scoppio della seconda Guerra del Golfo. Allora erano tempi di pace in cui tutti pensavamo che non ci sarebbero state più guerre dopo l’invenzione delle armi atomiche… Fu un colpo terribile per tutti… la fiera era deserta e lo sconforto si toccava con mano. In quei giorni fui invitata a partecipare alla Fiera del Libro di Belgioioso, vicino a Pavia. Un verso di Paul Eluard “Giocavamo con le immagini e non c’erano perdenti” fu l’ispirazione… Feci costruire una scacchiera di 2 metri per 2 e su ognuna delle 64 case posizionai un libro in copia unica che 64 artisti erano stati lieti di realizzare. Nessun perdente, perché l’unica mossa possibile era di spostare i libri da una casa all’altra, senza eliminarne nessuno!

Caterina Gualco

Genova, 4 giugno 2025

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