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News

ART RACE - A TELE SPIEGATE
Sleeuwenhoek vs Flamminio Nell’ambito dell’evento Ocean Race, abbiamo voluto proporre due artisti, un italiano e un olandese, dal percorso artistico autonomo e originale, ma fra i quali ci è sembrato di ravvisare un’interessante coerenza tematica. La geometria, la purezza delle linee, l’essenzialità delle campiture, l’esattezza formale e la perfezione compositiva sono gli elementi di un linguaggio comune dalla valenza razionale e concettuale e dalla vibrante intensità emotiva.
ART RACE - A TELE SPIEGATE
ART RACE - A TELE SPIEGATE
ART RACE - A TELE SPIEGATE
ART RACE - A TELE SPIEGATE
night parrot_ sketch
flag

BEN SLEEUWENHOEK Frammenti iconografici e suggestioni cromatiche

Ho trovato una perfetta relazione tra la "natura" dello studio di Sleeuwenoek a Berlino e il suo lavoro, tra la grande luminosità che ampie vetrate raccolgono dalla luce di nord-est e la cultura 'limpida' delle sue opere, e ancora l'ordine che tavoli e librerie forniscono ad una volontà estetica compositiva. Tutto sembra condotto verso la ricerca di un equilibrio tra dati la cui diversità non spaventa il suo artefice; l'elaborazione di un'opera risulta il frutto esemplare di una sapienza espressiva maturata nel tempo. Attraverso un controllo attento degli strumenti linguistico-visivi, in particolar modo adattando il collage alle sue necessità espressive, Ben Sleeuwenhoek ha saputo promuovere il dialogo sperimentale tra frammenti iconografici e suggestioni cromatiche elaborando un patrimonio 'enciclopedico' di qualità; negli anni l'azione caleidoscopica di raccolta ha prodotto un vero e proprio "Archivio della Cultura e dell'Arte" confermando il ruolo del collage nella definizione a carattere progettuale della pittura contemporanea. L'ambito e le dimensioni globali della 'scrittura per immagini' vengono sottoposti da Sleeuwenhoek a indagine e revisione; sottoponendo ad un processo di rielaborazione frammenti e soggetti, temi e spunti, giunge a dar loro una nuova forma con risultati esemplari e un'impaginazione che non può essere messa in discussione. Tutto appare perfetto, ogni foglio compiuto, ogni pagina e ogni libro completato così che la precisione non appare un condizionamento e il rigore un limite.

Il tempo diventa una 'bolla' di creatività in continua auto-trasformazione: rispetto all'archivio figurativo diffuso nel passato, Sleeuwenhoek conserva l'unicità di un singolo oggetto, centralizzando su di esso la sua attenzione; sceglie di soffermarsi e di dedicarsi alla presenza del sonaglio dorato, costruendo intorno ad esso una realtà cromatica accesa, diremmo 'sonora'. Si tratta di una ricerca che corrisponde ad un'ulteriore fase di concettualizzazione del linguaggio in cui i due soggetti si contaminano, sollecitando la reciproca reazione.

Andrea B. Del Guercio


ANTONIO FLAMMINIO Oggetti pittorici per la ginnastica mentale

Gli Oggetti pittorici per la ginnastica mentale appartengono al “periodo razionale” che Antonio Flamminio ha attraversato nel corso degli anni Settanta, culminato con il complesso allestimento ideato per la mostra “Arte e scienza” (Teatro del Falcone di Palazzo Reale, Genova, 1979), tesa a vagliare le possibilità di rapporto tra i due universi ideativi, cui appartiene la grande “Bandiera” nuovamente esposta in questa occasione. 

Si tratta di opere che accoglievano la lezione dell’astrattismo geometrico, diffusamente praticato in Italia nei decenni precedenti, in una versione del tutto personale che fondava l’elaborazione della forma su rapporti predeterminati e la modulazione del colore su formulazioni matematiche elementari.

A queste modalità costruttive Flamminio associava un intento etico, intrinseco per un verso alla stessa dinamica progettuale, ma connotato socialmente: l’artista vi poneva in essere, infatti, una prassi compositiva tale da consentire allo spettatore di “possedere” l’oggetto-quadro mediante l’identificazione dei criteri in base ai quali era strutturato, direttamente avvertibili all’analisi, aggirando lo scoglio della dipendenza da retrostanti componenti culturali complesse. 

“Il fruitore – annotava Flamminio in uno scritto coevo – può, attraverso la scoperta dell’impianto costruttivo, percorrere a ritroso l’esperienza dell’autore e giungere così al cuore concettuale dell’opera, incontrando sulla sua strada l’attraente ostacolo del bello artistico”.

Ma, al di là di questa “funzione pedagogica”, intesa a proporre un linguaggio estetico comprensibile a chiunque voglia riflessivamente accostarvisi, nelle tele di Flamminio si innesta una funzione immaginativa che muove da un alfabeto essenziale, fatto di proporzioni, di bande verticali e orizzontali, di rari elementi obliqui, di graduazioni cromatiche attentamente governate e talora sovvertito da tratti curvilinei, quando non direttamente ispirato a teoremi euclidei, per giungere ad esiti di una quieta felicità visiva, in costante trasformazione.

Sandro Ricaldone

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MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT
Energia, luce, immaginazione sono il filo conduttore del lavoro di Maya Zignone, che SPAZIO UNIMEDIA ospita dando il benvenuto all’estate, al fecondo, alla gioia. La sua ricerca, originata a partire da segni su piccoli fogli di carta, si basa su un’idea di spazio e di vuoto, come lettura di equilibri, di forze, di pause, di scansioni tra la luce e il buio. Con lei saremo liete di prendere parte alla quarta edizione di Be Design Week 2023, nel Chiostro di Santa Maria di Castello, dal 23 al 28 maggio prossimi.
MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT
MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT
MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT
MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT
MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT
MAYA ZIGNONE - JUST LIGHT

Cercare continuativamente delle idee che siano all’insegna dell’equilibrio tenendo sempre attiva la tensione che mi serve soprattutto perché non si diano dei cali di energia. Da qui la definizione di percorsi e strutture per inventare nuove spazialità, magari appena intraviste, connesse a una forma, quindi all’inesistente, insomma a un pensiero. Lavoro in sostanza sul vuoto: che si delinea, si dilata e così facendo dà luogo all’invenzione, a dimensione altra, fino alla definizione di uno o più spazi in cui l’osservatore può entrare e uscire come attraverso un ‘gioco’ serio, rimanendone forse contaminato. Utilizzo principalmente la luce, è molto importante per me, diventa strumento compositivo e diventa forma, mi permette di creare scenografie che dialogano con lo spazio in bilico fra realtà e invenzione, architettura e idea, teatro e vita, nascono accordi come nella musica, che regola ogni rapporto creativo. Perché qualsiasi suono, anche i rumori, sono musica: John Cage diceva che anche ogni rumore è musica, basta saperlo organizzare.

Maya Zignone


Lo spazio non è una struttura astratta e geometrica, ma l’estensione reale dell’intuizione e dell’esperienza.

Leonardo da Vinci


       Maya Zignone – oltre il vuoto c’è solo lo spazio

“Una linea è soltanto una linea”, scriveva Piero Manzoni sessant’anni fa. “Just Light” recita una delle opere di Maya Zignone esposte in questa inedita occasione genovese. Effettivamente si può far risalire agli anni Sessanta, a quella fervente e rivoluzionaria epoca – minimalista e concettuale, ma anche carnale, sensibile, ecologista e sociale – l’origine del linguaggio espressivo di Maya. A dimostrarlo non è soltanto l’esplicito utilizzo del neon colorato, teso a costruire relazioni con l’architettura e lo spazio, sempre e comunque rivolgendosi all’interlocutore emotivo e psicologico umano. C’è di più. Un segno primario, che corre e attraversa tutte le sculture, le fotografie e le foto, restituisce il senso installativo, ambientale e performativo ai diversi media impiegati dall’artista. Si tratta di un segno pre-linguistico ma anche post-industriale e post-tecnologico. Si tratti di un tondino di ferro spiralato o di una serpentina di neon orizzontale, questo segno ha origine nel profondo sentire emotivo di Maya Zignone e inizia a prendere forma dal disegno. Stupisce pensare che alla base di questi ambienti immersivi e multimediali ci sia il disegno: matita e gomma per governare equilibri tra pieni e vuoti. L’azzeramento di forma e colore è astrazione necessaria a ripulire la mente dal turbine di immagini, segnali e stimoli cacofonici con cui lo sciame digitale amplifica l’ideologia del consumo. Il silenzio del foglio bianco è una tabula rasa dalla quale ripartire: la matrice virtuale che restituisce corpo e sostanza a spazi mentali. Stabilizzate le tensioni in vettori e contrappunti grafici, Maya Zignone può invadere lo spazio tridimensionale e confrontarsi con il corpo, prima di tutto, ma anche con i ritmi, le pulsioni e le difficoltà del reale. In generale l’opera di Zignone ha molto a che fare con il concetto di cura. Si tratta infatti di un lavoro teso a sviscerare e rammendare i meccanismi che innescano il blocco comunicante fra individui. Nel confronto con lo spazio e con il pubblico, anche la luce colorata del neon e la fotografia diventano energie da organizzare. Si percepisce pertanto un equilibrio interno ad ogni singola opera, ma anche un bilanciamento stabile, fortificato dalle relazioni che i lavori stabiliscono reciprocamente attraverso una precisa funzione fondamentale, variabile ma sempre costante e interna allo spazio, una funzione che non è altro che la nostra umana e spogliata presenza.

Luca Bochicchio



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Mauro Ghiglione, APPROSSIMAZIONE INFINITA
La dicotomia tra due concetti, descrittivo ed estetico, connessi in modo inestricabile consente soltanto di procedere per approssimazioni che saranno ineluttabilmente infinite.
Estremo
Occidente
Crepuscolo star
Hands
C’entra il cavallo
Dialogo sposa folle

La mostra Approssimazione infinita di Mauro Ghiglione, che torna dopo tre anni con una personale nel nuovo Spazio Unimedia, e che è corredata da un catalogo con testi, riflessioni ed osservazioni  dell’autore - edito da Sagep - Genova,  presenta un insieme di opere d’arte contemporanea con decisi riferimenti all’arte concettuale.

Le opere in mostra sono state realizzate con un uso ineccepibile della forma, con le quali l’artista esplora l’interazione tra la forma stessa ed il suo contenuto per arrivare ad un componimento che, come Ghiglione stesso scrive in catalogo: [..] può essere tutto e il suo contrario, alla ricerca di una minima dilatazione, un’opera che, paradossalmente, può perfino non esistere a condizione che qualcuno la racconti.

Le opere di Ghiglione esplorano l’idea che la forma sia insieme un elemento plastico, un mezzo espressivo, ed un concetto. Nella sua ricerca, l’artista cerca di raggiungere un equilibrio dinamico tra le diverse forme espressive utilizzate, incoraggiando una relazione tra le strutture formali e l’ambiente circostante.

L’esposizione presenta una ricerca il cui risultato è una mostra con opere che sfidano le convenzioni dell’arte concettuale e sottolineano da un lato l’importanza della forma come mezzo espressivo ed evocativo, dall’altro il pensiero radicale sintetizzato in concetto, incoraggiando così la riflessione quale fosse unica modalità di rappresentazione. 

La mostra darà al visitatore l’opportunità di esplorare tale relazione e di riflettere sui limiti della rappresentazione visiva in modo tale che, per utilizzare ancora parole dell’autore: [..] il momento descrittivo e il momento espositivo/valutativo sono connessi in un rapporto di sinergia tale da rendere inutile qualunque tentativo di catturare un aspetto del significato indipendentemente dall’altro.

Documento:Invitodefinitivo.pdf
FRAME - Giulia Vasta, 21 gennaio/25 febbraio 2023
Con un segno e un messaggio fortemente femminili iniziamo il 2023 presentando FRAME di Giulia Vasta, sintesi significante e testimonianza del suo percorso artistico. In FRAME Giulia ha operato recuperando gesti, appunti, immagini e oggetti sospesi e riproponendoli in istantanee e sequenze che fermano illusoriamente il tempo e lo dilatano in una dimensione di infinito.
FRAME - Giulia Vasta, 21 gennaio/25 febbraio 2023
CORNICE per contenere, preservare, conservare, proteggere. TELAIO per dare STRUTTURA, forza ma anche ordine fisico e mentale. OSSATURA per sorreggere un pensiero, ARMATURA per difenderlo. CORPO per dargli sostanza e FORMA, per dare vita. INQUADRARE per decidere, scegliere. INCORNICIARE per prendersi cura di qualcosa e al tempo stesso elevarla da oggetto comune a qualcosa da guardare. DARE FORMA, dare vita a qualcosa che prima non esisteva o esisteva solo in parte.
Sono partita da questa parole per mettere in ordine pensieri e azioni sparsi nella memoria, in vecchi appunti, in foto scattate, in oggetti trovati, custoditi, persi e ritrovati. In vecchi video realizzati o in attesa di esserlo, in progetti lasciati in sospeso. Ho frugato, ho cercato, ho trovato, ritrovato e rielaborato immagini, pensieri, sensazioni. Le ho inquadrate, in cornici, in fotografie, in video e le ho trasformate in FRAME.    Giulia Vasta, 10 Gennaio 2023


La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo (William Ross Wallace)

“Bene, queste sono le stesse sensazioni che mi danno le immagini tratte dai suoi video: le mani che si lavano strofinando una saponetta, fino all’esaurimento della stessa, la montagnola di sabbia che le mani costruiscono sulla battigia, dove l’onda la ritrasforma immediatamente in minuscoli frammenti, le mani a coppa che raccolgono l’acqua che inesorabilmente scivola tra le dita. E’ tutto un fare che non porta a nulla, ma trova la sua ragione proprio nel fare stesso.”

Cominciare un testo con un’autocitazione non è probabilmente qualcosa che potrebbe essere insegnato in una scuola di scrittura… Ne sono consapevole, ma sono consapevole anche della libertà che è concessa a chi si occupa di arte da più di 50 anni. Sono nella stanza dove abitualmente lavoro, e di fronte a me, in alto, è appeso un lavoro di Giulia Vasta, proprio la fotografia di due mani che stanno ammucchiando la sabbia come se fosse farina pronta per fare il pane. Ho davanti a me il testo con il quale mi “racconta” la sua mostra, testo accompagnato da immagini molto  belle che saranno poi le opere esposte. Sono decisamente incantata… la ragazzina che ho conosciuto più o meno 10 anni fa, innamorata della pittura che era già in grado di dominare perfettamente, è diventata un’artista “adulta”, sicura di sé, del suo fare e delle ragioni che la spingono a fare.

Qualunque cosa presenti, qualunque immagine, ha il suo input in un gesto, quello che Claudio Costa aveva definito “…l’antico gesto di fabbricazione”… le mani che impastano il pane, che sciolgono i nodi, che stendono la carta stropicciata… E’ tutto un fare, “una serie di piccole azioni semplici registrate in video con inquadratura in soggettiva sulle mani e dai quali vengono estratti e messi in sequenza solo alcuni frame… “.

Avanti Giulia…il tuo è un inno all’amore!

Caterina Gualco, 13 gennaio 2023

Il lavoro di Giulia Vasta si percepisce con tutti i sensi. Nello spazio indefinito delimitato dalla cornice viene rievocata la melodia della carta che si stropiccia, delle mani che muovono i piccoli oggetti e plasmano i materiali.

Un laboratorio di continua ricerca della forma perfetta, sempre in crescita, in evoluzione, un perenne creare “non finito”. Vedere, ascoltare, respirare e toccare. La mostra si propone come un’esperienza multisensoriale, ad occhi aperti, coerente nella sua varietà; un percorso di lavori eseguiti in momenti diversi ma con un robusto filo conduttore. Estrapolare un frammento del reale per proteggerlo e conservarlo gelosamente è come una madre che in maniera istintuale difende la sua creatura dal mondo esterno.

Questa delicatezza, questo senso di protezione e di torpore uniti in una straordinaria esplosione di energia tutta femminile conquista lo spettatore, che si fa parte del miracolo della creazione.

L’intimità che si intuisce nella scelta dei materiali e nella realizzazione multisensoriale delle opere, rievoca l’ambiente del ventre materno, dove l’ascolto dei suoni ovattati dell’ambiente “al di fuori” avviene come primissimo approccio al mondo e si fa sempre più confortante e familiare a poco a poco, giorno dopo giorno.

Giocare con i sensi e le suggestioni, senza mai esagerare, rimanendo nello spazio garbato e confortevole che non ha bisogno di stupire per essere eccezionale, con la curiosità della bambina che esplora l’indefinito per dargli forma, per poi cancellare tutto e ricominciare da capo rimanda al ciclo continuo e infinito della vita.

Grazia Previati, 12 Gennaio 2023

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Blaise Patrix - Les anges déchus
Lavori recenti di “art socia(b)le” dal 24 novembre 2022 al 10 gennaio 2023
Vitale, cm 80x56
Symbioses, Piuma solare, 2014 Olio su tela cm 50 x 50
Gli angeli caduti, Voudon tecnica mista su cellulosa, cm 222 x 64
Symbioses, la notte, 2020 Tecnica mista su tela, cm 161 x 125
Gli angeli caduti, Risalita, 2021 monotipo su cellulosa, cm 180 x 64
Gli angeli caduti, In cima al mercato, 2022 Tecnica mista su cellulosa, cm 192 x 64

«Essere è cambiare nella relazione con l’altro, rimanendo se stessi», «Aprirsi all’ignoto che nasce dall’incontro» (Glissant, Noudelmann)


Nato a Parigi, nel 1953 da una famiglia di artisti, Blaise Patrix si forma al di fuori delle rotte consuete. Grande viaggiatore, percepisce se stesso come una sorta di migrante particolarmente sensibile alla diversità dei punti di vista. La curiosità, il caso e l’intuizione hanno un ruolo importante nella sua vita e nel suo lavoro.

L’esperienza maturata avendo vissuto per vent'anni in un quartiere operaio dell’Africa Occidentale, lo ha positivamente influenzato al punto di renderlo orgoglioso di aver ottenuto la cittadinanza del Burkina Faso. Il suo lavoro è stato apprezzato  internazionalmente (USA, Caraibi, Africa, Europa, Cina). Blaise Patrix esplora, sia in studio sia in strada nell’interazione con il pubblico, mediante progetti che ama chiamare di « Art Socia(B)le », l’impatto relazionale della ricognizione sotto tutti i suoi aspetti:  conoscenza di sé, dell’altro, e del divenire, esplorazione, identificazione, gratificazione e gratitudine. 

Nel suo studio Blaise Patrix esplora, attraverso cicli di opere  successive o parallele, le molteplici possibilità di esprimere con la pittura ed il disegno, ciò che egli percepisce dell'evoluzione del mondo.  Della serie « les anges déchus » realizzata con tecniche differenti, opache e trasparenti,  a partire da macchie astratte prodotte con l’inchiostro grasso con la stampa a monotipo, egli dice:«Curiosità, attenzione, lucidità, rispetto:  dipingere è talvolta trovare il significato dei sogni. Il futuro dipende da ciascuno di noi, i nostri occhi diventano più chiari quando vediamo noi stessi attraverso gli occhi degli altri, le nostre caratteristiche si rinforzano, i nostri preconcetti si destabilizzano. Nel bene e nel male risorgono gli angeli caduti». (...) Le forme che crea con la diffusione organica dei pigmenti al suolo, i riempitivi e i leganti oleosi e sintetici, contrastano con la razionalità dell’angolo retto.  Un sottile supporto di tessuto non tessuto garantisce resistenza, flessibilità e malleabilità al risultato.  L’utilizzo dei pigmenti fotoluminescenti restituisce per un lasso di tempo nell’oscurità, la luce immagazzinata. La discrepanza tra ciò che appare a seconda della luce, mette in discussione le certezze dell’osservatore. 

Dopo una quindicina di anni di silenzio volontario, Blaise Patrix propone di nuovo la sua produzione artistica. « Fino ad ora l’umanità non aveva mai avuto così tante informazioni sulla vita e sull’alterità. E’ una grande opportunità per imparare a vivere oggi. Ogni nuovo giorno è ricco di nuovi incontri».

Pascal Vrignaud, 2022

Documento:index.jpg
Tutto appare perfetto
6 ottobre - 17 novembre 2022
senza titolo
senza titolo

Tutto appare perfetto, ogni foglio compiuto, ogni pagina ed ogni libro completato.

Andrea B. Del Guercio

Ho trovato una perfetta relazione tra la "natura" dello studio di Sleeuwenoek a Berlino e il suo lavoro, tra la grande luminosità che ampie vetrate raccolgono dalla luce di nord-est e la cultura 'limpida' delle sue opere, e ancora l'ordine che tavoli e librerie forniscono ad una volontà estetica compositiva. Ho potuto osservare come lo spazio in cui l'artista vive e opera possa rappresentare non solo un luogo operativo ma anche offrire una perfetta condizione di osservazione e di studio, fino a suggerire l'idea che sia creata quell'unità inscindibile tra arte e spazio in cui lo stesso artista si muove facendone parte. Tutto sembra condotto verso la ricerca di un equilibrio tra dati la cui diversità non spaventa il suo artefice; l'elaborazione di un'opera risulta il frutto esemplare di una sapienza espressiva maturata nel tempo; ogni 'pagina' e i diversi 'libri' e gli oggetti-sculture nascono da procedure che hanno saputo piegare l'occasionalità verso una nuova serie di valori. Attraverso un controllo attento degli strumenti linguistico-visivi, in particolar modo adattando il collage alle sue necessità espressive, Ben Sleeuwenhoek ha saputo promuovere il dialogo sperimentale tra frammenti iconografici e suggestioni cromatiche elaborando un vero e proprio patrimonio 'enciclopedico'; negli anni l'azione caleidoscopica di raccolta ha prodotto un vero e proprio "Archivio della Cultura e dell'Arte" confermando il ruolo del collage nella definizione a carattere progettuale della pittura contemporanea, così come è avvenuto con la saldatura per la scultura. Mi sono posto di fronte al volume antologico "Een keuze" in cui si racconta la storia artistica di Sleeuwenhoek fra il  1987 e il 2001, scoprendo quanto il rapporto di continuità con il presente indichi la contaminazione tra una grande ricchezza di idee e una metodica processualità sperimentale; attraverso un insistito lavoro di selezione dei più diversi e tra loro distanti apparati iconografici, spesso provenienti dal patrimonio sociale, giunge, opera dopo opera, ad una sempre nuova grammatica. L'ambito e le dimensioni globali della 'scrittura per immagini' vengono sottoposti da Sleeuwenhoek a indagine e revisione; sottoponendo ad un processo di rielaborazione frammenti e soggetti, temi e spunti, giunge a dar loro una nuova forma con risultati esemplari e un'impaginazione che non può essere messa in discussione. Tutto appare perfetto, ogni foglio compiuto, ogni pagina e ogni libro completato così che la precisione non appare un condizionamento e il rigore un limite. Sulla base di una presa di visione diretta del luogo di lavoro con caratteristiche di concentrazione intellettuale, di registrazione di una particolare attenzione alla cultura dei materiali e quindi di apprezzamento e di condivisione con la grande sensibilità di Sleeuwenhoek, risulta che tutto ciò avviene in una sorta di sospensione del tempo; non si tratta, per ogni carta o libro o scultura, di un avanzamento a tutti i costi ma di una produzione frutto della trasformazione, determinata da un immobilismo produttivo, mai ripetitivo ma auto-rinnovativo che macina se stesso aggiungendo come un alchimista frammenti che rinnovano. Il tempo diventa una 'bolla' di creatività in continua auto-trasformazione, da cui anche queste più recenti carte hanno origine e di cui sono testimonianza. Rispetto all'archivio figurativo diffuso nel passato, Sleeuwenhoek conserva l'unicità di un singolo oggetto, centralizzando su di esso la sua attenzione; sceglie di soffermarsi e di dedicarsi alla presenza del sonaglio dorato, costruendo intorno ad esso una realtà cromatica accesa, diremmo 'sonora'. Si tratta di una ricerca che corrisponde ad un'ulteriore fase di concettualizzazione del linguaggio in cui i due soggetti si contaminano, sollecitando la reciproca reazione.  


...ALONG THE LIFE - Philip Corner FLUSSI -...
16 settembre al 2 ottobre 2022
...ALONG THE LIFE - Philip Corner FLUSSI
"Along the life" e "Flussi", titoli in movimento che evocano il libero divenire della ricerca artistica e l'interesse alla relazione, in primis con l'osservatore. 
Spazio Unimedia raccoglie due artisti di età diversa, dialoganti nella relazione con il movimento FLUXUS, il cui sessantesimo anniversario è celebrato in queste settimane al Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova.

Spazio Unimedia partecipa con gioia all'evento cittadino Fluxus Sixty Years, proponendo un'esposizione trasversale della vasta produzione di Philip Corner, protagonista del movimento storico nato a Wiesbaden nel 1962, ed una stanza per le opere impalpabili e allo stesso tempo maestose come un bosco, di Francesca Migone, artista trentenne. 

I lavori di Corner risalenti agli anni 90, dagli Orgasmi a Squared, da Silence a Petali Pianissimo che faranno da sfondo alla performance di sabato 17 (ore 18), offrono un spaccato tangibile e fondamentale per l'esperienza Fluxus, evocano note non suonate, chiamano il vento, accennano a spazi in cui ognuno può rifugiarsi e riconoscersi, e di cui Caterina Gualco scrive: "Il primo incontro con Philip Corner persona, in realtà è stato un non-incontro" e "per me Philip è la musica", a testimonianza dell'apertura e dell'accoglienza dell'arte come spazio vitale e viceversa, della vita come ambiente illimitato per l'arte.

Nata dall'interesse per le zone ibride nelle quali l'elemento antropico entra in contatto con  quello naturale, l'installazione di Francesca Migone, a cura di Alessandra Gagliano Candela, ha preso avvio nella primavera del 2021 dopo il lockdown e si è sviluppata nel corso dell'anno dall'indagine sui boschi dell'entroterra genovese e dal ritrovamento nella casa di campagna dei fuselli appartenuti ad un'amica di famiglia.  Le curve che si delineano nell'attorcigliarsi della materia,  scelta  per la sua rigidità, segnano la presenza quasi impalpabile della natura sul bianco del muro e dialogano con i segni delle opere di Philip Corner, generando un flusso anzitutto visivo tra il lavoro dei due artisti.
88: NEW WORKS & COLLABORATIONS by Philip Corner, Jack Massing...
11 giugno - 10 luglio 2022
88: NEW WORKS & COLLABORATIONS by Philip Corner, Jack Massing
"88 (gli anni di Philip Corner e il numero dei tasti del pianoforte)" nuove opere e collaborazioni di Philip Corner, Jack Massing e Sean Miller.

11 giugno 10 luglio 2022

“88” presenterà il lavoro di Philip Corner, Jack Massing, Sean Miller e amici. Corner, Massing e Miller presentano nuovi progetti individuali e in collaborazione che includono partiture, oggetti trovati, sculture, musica aleatoria, performance e musei in miniatura.
Massing e Miller presenteranno i loro video recenti “The exquisite moving corpse”, prodotti in collaborazione con Chip Lord (precedentemente AntFarm) e in collaborazione con altri 57 artisti visivi da tutto il mondo. Inoltre la mostra presenterà due nuovi kit del John Erickson Museum of art Fluxus con multipli e lavori basati su testi di Corner, Massing, Miller, Björk, Chiaozza, Eric Friedman, Edgar Heap of Birds, Oliver Herring, Connie Hwang, Alison Knowles, Yoko Ono, Ben Patterson, Tom Sachs, Mieko Shiomi, Ben Vautier, Andrew Yang e altri.

PHILIP CORNER, che lavora con la galleria dal 1990, ha iniziato la sua attività sotto “l’ombrello” Fluxus inviando al primo Festival di Wiesbaden nel 1962 la partitura della performance “Piano Activities”, che è diventata poi il simbolo di Fluxus. In essa i performer trasformano un vecchio pianoforte, non più in grado di suonare, in un’opera visiva. Un esemplare è stato realizzato durante la mostra “The Fluxus Constellation” a Villa Croce nel 2002 e fa ora parte della collezione del museo. Molte delle sue partiture sono di durata indeterminata, in quanto alcuni elementi sono specificati, ma altri rimangono parzialmente o interamente alla discrezione degli esecutori. Il contatto con gli artisti di altri ambiti, in particolare quello della danza e delle arti visive, così come un interesse profondo per le religioni orientali e lo studio della musica dei compositori barocchi e pre-barocchi influenzano particolarmente la sua attività compositiva.
Egli divide la sua produzione in cinque periodi, ciascuno riflette un approccio diverso, riassumibile in una parola:

Cultura: anni '50
Mondo: anni '60 e '70
Mente: anni '70 e '80
Corpo: anni '80 e '90
Spirito e anima: dal 1999 a oggi

Oltre al suo lavoro di compositore e musicista, ha creato numerosi assemblaggi, calligrammi, collage, disegni e dipinti, installazioni, molti dei quali si trovano in importanti collezioni pubbliche e private.

SEAN MILLER esplora situazioni, pratiche, e informazioni che sostengono e definiscono le strutture di potere esistenti nell’arte e nella politica contemporanee. La sua arte impiega attività ossessive, scenografie assurde, ironia e ed estetismi estremi per introdurre oggetti ed eventi che mettano in dubbio i metodi e le strutture gerarchiche esistenti nei metodi tradizionali e organizzativi. Miller ha presentato mostre personali utilizzando fotografia, pittura, scultura, installazioni, performance, e lavori sul web.
Uno dei suoi lavori più importanti è l’invenzione del John Erickson Museum of Art (JEMA). Lo JEMA è un Museo viaggiante, in forma di stanze di museo miniaturizzate e contenute in una valigetta. Lo JEMA ha presentato, in collaborazione con gli artisti mostre di Yoko Ono, Ben Patterson, John Feodorov, Gregory Green, Kristin Lucas, Arnold Mesches, Andrea Robbins and Max Becher, Bethany Taylor, Sean Taylor, Sergio Vega, e altri.

JACK MASSING con il gruppo The Art Guys ha sperimentato materiali e attività differenti nel tentativo di espandere i confini dell’arte. Scultura, disegno, performance, installazioni e video sono le varie forme nelle quali sono stati utilizzati cibo, droghe, matite, mazze da baseball, bandiere per auto, spazzolini da denti, e fiammiferi… Questi sono soltanto un piccolo esempio dei materiali non convenzionali utilizzati. Usando una metodologia aperta e diretta al pubblico, sono state presentate mostre in negozi di commestibili, cinema, aeroporti, ristoranti, campi sportivi e molti altri luoghi non convenzionali. sfruttando i mass media e l’intrattenimento per esplorare la società contemporanea e i suoi problemi e le differenze tra arte e vita.
Giannetto Fieschi
UN UOMO SOLO (al comando) CICLISTI 1949
Giannetto Fieschi
Giannetto Fieschi

14 aprile - 8 giugno 2022
Ciclisti 1949

Inaugurazione Giovedì 14 aprile Opening h. 18.00

Con la mostra Ciclisti Limbania Fieschi e Raffaela Musso iniziano l'attività della galleria Spazio Unimedia: "ci proponiamo di lavorare in continuità con la significativa tradizione di Unimedia e contemporaneamente in ottica innovativa attraverso la sinergia con una piattaforma di gallerie internazionali". Vi aspettiamo!

All'interno dello Studio e dentro uno tra i cento cassetti di un Archivio dedicato all'attività espressiva su supporto cartaceo, dalla vasta produzione calcografica al disegno, estrapoliamo un Ciclo di grandi fogli dedicati alla relazione intercorsa tra il Fieschi-Uomo e la bicicletta, una mitica Bianchi, recuperata, restaurata ed esposta, riconducendo al Fieschi-Artista. Si tratta di un processo circolare che svela attraverso lo spazio della Galleria la dimensione performativa posta alle spalle di un autore che anticipa14 aprile - 18 giugno 2022 Giannetto Fieschi Ciclisti 1949 Giovedì 14 aprile Opening h. 18.00 la relazione tra Arte e Vita su cui si fondano le Seconde Avanguardie degli anni '60. Nella relazione tra l'uomo e il mezzo intercorre come fondo prioritario quella ricerca del 'piacere' che da fisico, condotto attraverso lo sforzo del corpo, il suo surriscaldamento, l'impegno progressivo fino al raggiungimento dell'obbiettivo, giunge al 'piacere' estetico, come somma esperienziale di un processi di immedesimazione e trascrizione visiva. I fogli 'raccontano' le tappe di un percorso di trascrizione in cui lo 'strumento' del piacere - la "Bianchi" da corsa - pone sotto pressione il corpo, permettendo alle diverse anatomie di specificare la propria carica lungo quell'asse che coinvolge l'ironia con i processi analitici della forma, l'eros con il disegno antico, la rivisitazione picassiana. Si tratta di una realtà iconografico-esperienziale assolutamente significativa, attestata dalla Collezione di disegni e di grafiche, rafforzata attraverso soggetti fotografici condotti anche in auto-scatto che rispondono ad una metodologia che possiamo definire 'performativa'.

Se lo sguardo operativo di Fieschi sembra soffermarsi su quella condizione del piacere introspettivo percepita attraverso l'eredità' secessionista, sostenuta nel dialogo con un'estesa carica espressionista, in realtà dobbiamo ricondurre l'intera sua operazione al riconoscimento di un'operatività fondata su un processo ed un'azione di riavvicinamento, svolta in prima persona e sotto forma di testimone-attore.

Andrea B. Del Guercio
Spazio UnimediaPiazza Invrea 5/B - 16123 Genova - Italy Tel. +39.3497836148 C.Fisc.: 95232530105Email: info@spaziounimedia.comweb360Login