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FRAME - Giulia Vasta, 21 gennaio/25 febbraio 2023

Con un segno e un messaggio fortemente femminili iniziamo il 2023 presentando FRAME di Giulia Vasta, sintesi significante e testimonianza del suo percorso artistico. In FRAME Giulia ha operato recuperando gesti, appunti, immagini e oggetti sospesi e riproponendoli in istantanee e sequenze che fermano illusoriamente il tempo e lo dilatano in una dimensione di infinito.
  • FRAME - Giulia Vasta, 21 gennaio/25 febbraio 2023
CORNICE per contenere, preservare, conservare, proteggere. TELAIO per dare STRUTTURA, forza ma anche ordine fisico e mentale. OSSATURA per sorreggere un pensiero, ARMATURA per difenderlo. CORPO per dargli sostanza e FORMA, per dare vita. INQUADRARE per decidere, scegliere. INCORNICIARE per prendersi cura di qualcosa e al tempo stesso elevarla da oggetto comune a qualcosa da guardare. DARE FORMA, dare vita a qualcosa che prima non esisteva o esisteva solo in parte.
Sono partita da questa parole per mettere in ordine pensieri e azioni sparsi nella memoria, in vecchi appunti, in foto scattate, in oggetti trovati, custoditi, persi e ritrovati. In vecchi video realizzati o in attesa di esserlo, in progetti lasciati in sospeso. Ho frugato, ho cercato, ho trovato, ritrovato e rielaborato immagini, pensieri, sensazioni. Le ho inquadrate, in cornici, in fotografie, in video e le ho trasformate in FRAME.    Giulia Vasta, 10 Gennaio 2023


La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo (William Ross Wallace)

“Bene, queste sono le stesse sensazioni che mi danno le immagini tratte dai suoi video: le mani che si lavano strofinando una saponetta, fino all’esaurimento della stessa, la montagnola di sabbia che le mani costruiscono sulla battigia, dove l’onda la ritrasforma immediatamente in minuscoli frammenti, le mani a coppa che raccolgono l’acqua che inesorabilmente scivola tra le dita. E’ tutto un fare che non porta a nulla, ma trova la sua ragione proprio nel fare stesso.”

Cominciare un testo con un’autocitazione non è probabilmente qualcosa che potrebbe essere insegnato in una scuola di scrittura… Ne sono consapevole, ma sono consapevole anche della libertà che è concessa a chi si occupa di arte da più di 50 anni. Sono nella stanza dove abitualmente lavoro, e di fronte a me, in alto, è appeso un lavoro di Giulia Vasta, proprio la fotografia di due mani che stanno ammucchiando la sabbia come se fosse farina pronta per fare il pane. Ho davanti a me il testo con il quale mi “racconta” la sua mostra, testo accompagnato da immagini molto  belle che saranno poi le opere esposte. Sono decisamente incantata… la ragazzina che ho conosciuto più o meno 10 anni fa, innamorata della pittura che era già in grado di dominare perfettamente, è diventata un’artista “adulta”, sicura di sé, del suo fare e delle ragioni che la spingono a fare.

Qualunque cosa presenti, qualunque immagine, ha il suo input in un gesto, quello che Claudio Costa aveva definito “…l’antico gesto di fabbricazione”… le mani che impastano il pane, che sciolgono i nodi, che stendono la carta stropicciata… E’ tutto un fare, “una serie di piccole azioni semplici registrate in video con inquadratura in soggettiva sulle mani e dai quali vengono estratti e messi in sequenza solo alcuni frame… “.

Avanti Giulia…il tuo è un inno all’amore!

Caterina Gualco, 13 gennaio 2023

Il lavoro di Giulia Vasta si percepisce con tutti i sensi. Nello spazio indefinito delimitato dalla cornice viene rievocata la melodia della carta che si stropiccia, delle mani che muovono i piccoli oggetti e plasmano i materiali.

Un laboratorio di continua ricerca della forma perfetta, sempre in crescita, in evoluzione, un perenne creare “non finito”. Vedere, ascoltare, respirare e toccare. La mostra si propone come un’esperienza multisensoriale, ad occhi aperti, coerente nella sua varietà; un percorso di lavori eseguiti in momenti diversi ma con un robusto filo conduttore. Estrapolare un frammento del reale per proteggerlo e conservarlo gelosamente è come una madre che in maniera istintuale difende la sua creatura dal mondo esterno.

Questa delicatezza, questo senso di protezione e di torpore uniti in una straordinaria esplosione di energia tutta femminile conquista lo spettatore, che si fa parte del miracolo della creazione.

L’intimità che si intuisce nella scelta dei materiali e nella realizzazione multisensoriale delle opere, rievoca l’ambiente del ventre materno, dove l’ascolto dei suoni ovattati dell’ambiente “al di fuori” avviene come primissimo approccio al mondo e si fa sempre più confortante e familiare a poco a poco, giorno dopo giorno.

Giocare con i sensi e le suggestioni, senza mai esagerare, rimanendo nello spazio garbato e confortevole che non ha bisogno di stupire per essere eccezionale, con la curiosità della bambina che esplora l’indefinito per dargli forma, per poi cancellare tutto e ricominciare da capo rimanda al ciclo continuo e infinito della vita.

Grazia Previati, 12 Gennaio 2023

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