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Max Diel - SALVARE QUALCOSA DEL TEMPO

SPAZIOUNIMEDIA è felice di proporre la prima mostra personale italiana di Max Diel, artista berlinese già noto sulla scena nord europea; sono opere vivaci e mosse da un continuo gioco di luci e ombre, che aprono finestre inattese sui muri della galleria. I lavori esposti rivelano, dietro ad immagini quotidiane, le emozioni ed il sentire soggettivo ma comune a tutti. Il colore ed i contrasti tra i diversi toni catturano l’osservatore invitandolo ad entrare nella scena riprodotta.
  • Venice, 2023 - olio su alluminio, cm 40x30
  • Wild camping, 2022-23 - olio su tavola, cm 50x40
  • Scrolldown, 2023 - olio su tavola, cm 50x40
  • Gatto, 2022 - tecnica mista su alluminio, cm 40x30
  • Shell, 2023 - tecnica mista su carta, cm 30x40
  • Le desir, 2022 - olio su alluminio, cm 40x30

Questo mio intervento prende inizio dall'ingresso al palazzo in cui Max Diel abita a Berlino e sulle cui due pareti laterali, contrassegnate dalla sagomatura di un duplice colonnato, ha 'affrescato', secondo il principio dell'estensione pittorico-paesaggistica, immagini che 'raccontano' la frequentazione estiva di un grande giardino pubblico, animato da alberi di salice, un lago con i suoi cigni e da famiglie colte nelle normali attività ricreative, come leggere e prendere il sole. Questo primo passaggio iconografico accoglie chi frequenta e accompagna con un tracciato decorativo l'accesso ai piani. 

Esattamente come avviene tutti i giorni, ecco che Max Diel persegue anche in questa nuova Collezione di tele e di carte, tracce che appartengono a quell'esperienza visiva - sua ma anche di noi tutti - che si raccoglie nel 'tempo quotidiano', che scorre sotto i nostri occhi lungo le ventiquattrore, forse e spesso ripetitivamente, ma sempre infinitamente diverse in base alle variabili del tempo e allo stato emotivo di tutti coloro che sono attori del giorno e della notte.

Una conferma di questo mirato clima espressivo ci viene fornito nel momento in cui lasciamo l'abitazione e raggiungiamo la Studio di Max Diel. Anche questo nuovo 'luogo' si rivela strettamente legato al processo in cui l'osservazione artistica trascrive fotogrammi dell'esistenza, dove ogni opera, appoggiata e distribuita lungo le pareti di questo grande ambiente, racconta di uno sguardo colto nella rapida frazione di un momento e della sua preservata presenza nella memoria dell'artista..."nella quale il tempo è fermo e lo spazio immobile" (David Hockney).  

Se questi sono i dati ambientali immediatamente più vicini alla vita dell'artista, la documentazione iconografica sposta la nostra attenzione verso un'estensione geografica molto più ampia e determinata dai suoi viaggi e dagli incontri che si susseguono lungo lo scorrere dei giorni; immagini di una quotidianità che nelle fasi di pittura subiscono quella 'particolarizzazione' e/o 'ritaglio' di prospettiva per cui raramente se ne riconosce lo specifico riferimento ambientale. Ogni tela tende a presentarsi più come particolare estratto che in forma descrittiva di una realtà collettiva; ogni soggetto si presenta come identità autonoma, estendendo nella relazione con il 'lettore' la geografia e l'habitat, il nome e l'ora, le necessità e i pensieri.  

Lo scorrere 'disordinato' delle tele e delle carte dalle pareti dello Studio a quello 'ordinato' di una galleria, si impone alla nostra percezione attraverso il deciso impianto del colore, frutto di quell'esperta pratica del dipingere che si configura 'scrittura' nel processo di trascrizione delle immagini catalogate dal ricordo: tutta la gamma dei verdi su cui si accendono il rosso il giallo e l'arancio, l'azzurro e il blu ospitano l'estensione del bianco, il rosa si scontra con le ombre amaranto.

Sono soggetti che osserviamo riuniti al patrimonio della 'Natura morta', volti che possiamo collegare alla 'Ritrattistica' e brani di vita che riconosciamo nelle 'Scene di genere', secondo il processo espressivo che vede il posizionamento dell'opera di Max Diel all'interno della figurazione contemporanea internazionale. 

Ora che ci troviamo in presenza del 'tempo' di Max Diel, si dovrà pensare a collocarne la posizione all'interno di un 'raccontare' che, voltando lo sguardo alle nostre spalle, alla storia artistica europea, ci conduce ad un processo di documentazione espressiva, caratterizzato dalla registrazione di mansioni e comportamenti, indipendenti rispetto a funzioni simboliche imposte dalla committenza; mi riferisco a quel processo 'anomalo' e 'raro', che ha operato sull'attenzione alla relazione casuale tra il gesto e lo sguardo, tra il fare e il pensare. 

Un micro cosmo di 'citazioni' dal patrimonio dell'arte antica ci racconta la presenza e il progressivo sviluppo e l'affermazione di una libertà espressiva interessata a 'raccontare' ciò che non ha importanza, che appartiene al caso, alla reazione individuale più privata, a ciò che non è noto e che presto si dimentica, così che la pittura sembra assumersi il ruolo di fissare la memoria dell'immagine; un lungo elenco, tra i grandi Maestri - forse nell'autoritratto 'sconvolto dal dolore' di Giotto sulla sinistra nella "Esequie di San Francesco" in Santa Croce - e una folla spesso anonima dell'arte - dalle segrete sinopie ai cicli di affreschi barocchi - attraversa le stagioni e le geografie dell'arte, non solo europea, all'interno del quale Max Diel consegna la testimonianza del suo e del nostro tempo, per "...salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più" (Annie Ernaux). 

Andrea B. Del Guercio

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