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Tutto appare perfetto

6 ottobre - 17 novembre 2022
  • senza titolo
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Tutto appare perfetto, ogni foglio compiuto, ogni pagina ed ogni libro completato.

Andrea B. Del Guercio

Ho trovato una perfetta relazione tra la "natura" dello studio di Sleeuwenoek a Berlino e il suo lavoro, tra la grande luminosità che ampie vetrate raccolgono dalla luce di nord-est e la cultura 'limpida' delle sue opere, e ancora l'ordine che tavoli e librerie forniscono ad una volontà estetica compositiva. Ho potuto osservare come lo spazio in cui l'artista vive e opera possa rappresentare non solo un luogo operativo ma anche offrire una perfetta condizione di osservazione e di studio, fino a suggerire l'idea che sia creata quell'unità inscindibile tra arte e spazio in cui lo stesso artista si muove facendone parte. Tutto sembra condotto verso la ricerca di un equilibrio tra dati la cui diversità non spaventa il suo artefice; l'elaborazione di un'opera risulta il frutto esemplare di una sapienza espressiva maturata nel tempo; ogni 'pagina' e i diversi 'libri' e gli oggetti-sculture nascono da procedure che hanno saputo piegare l'occasionalità verso una nuova serie di valori. Attraverso un controllo attento degli strumenti linguistico-visivi, in particolar modo adattando il collage alle sue necessità espressive, Ben Sleeuwenhoek ha saputo promuovere il dialogo sperimentale tra frammenti iconografici e suggestioni cromatiche elaborando un vero e proprio patrimonio 'enciclopedico'; negli anni l'azione caleidoscopica di raccolta ha prodotto un vero e proprio "Archivio della Cultura e dell'Arte" confermando il ruolo del collage nella definizione a carattere progettuale della pittura contemporanea, così come è avvenuto con la saldatura per la scultura. Mi sono posto di fronte al volume antologico "Een keuze" in cui si racconta la storia artistica di Sleeuwenhoek fra il  1987 e il 2001, scoprendo quanto il rapporto di continuità con il presente indichi la contaminazione tra una grande ricchezza di idee e una metodica processualità sperimentale; attraverso un insistito lavoro di selezione dei più diversi e tra loro distanti apparati iconografici, spesso provenienti dal patrimonio sociale, giunge, opera dopo opera, ad una sempre nuova grammatica. L'ambito e le dimensioni globali della 'scrittura per immagini' vengono sottoposti da Sleeuwenhoek a indagine e revisione; sottoponendo ad un processo di rielaborazione frammenti e soggetti, temi e spunti, giunge a dar loro una nuova forma con risultati esemplari e un'impaginazione che non può essere messa in discussione. Tutto appare perfetto, ogni foglio compiuto, ogni pagina e ogni libro completato così che la precisione non appare un condizionamento e il rigore un limite. Sulla base di una presa di visione diretta del luogo di lavoro con caratteristiche di concentrazione intellettuale, di registrazione di una particolare attenzione alla cultura dei materiali e quindi di apprezzamento e di condivisione con la grande sensibilità di Sleeuwenhoek, risulta che tutto ciò avviene in una sorta di sospensione del tempo; non si tratta, per ogni carta o libro o scultura, di un avanzamento a tutti i costi ma di una produzione frutto della trasformazione, determinata da un immobilismo produttivo, mai ripetitivo ma auto-rinnovativo che macina se stesso aggiungendo come un alchimista frammenti che rinnovano. Il tempo diventa una 'bolla' di creatività in continua auto-trasformazione, da cui anche queste più recenti carte hanno origine e di cui sono testimonianza. Rispetto all'archivio figurativo diffuso nel passato, Sleeuwenhoek conserva l'unicità di un singolo oggetto, centralizzando su di esso la sua attenzione; sceglie di soffermarsi e di dedicarsi alla presenza del sonaglio dorato, costruendo intorno ad esso una realtà cromatica accesa, diremmo 'sonora'. Si tratta di una ricerca che corrisponde ad un'ulteriore fase di concettualizzazione del linguaggio in cui i due soggetti si contaminano, sollecitando la reciproca reazione.  


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